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venerdì 13 gennaio 2012

Egittomania settecentesca

Carl Leonhard Reinhold, I misteri ebraici ovvero la più antica massoneria religiosa, Quodlibet, Macerata 2011.

L’esodo del popolo ebraico dall’Egitto costituisce certamente uno dei momenti fondativi della civiltà occidentale. Lasciare l’Egitto vuol dire abbandonare la superstizione e la menzogna, rinnegare i falsi dei per volgersi alla verità dell’unico Dio annunciato da Mosè. Ma fu davvero così grande la distanza che separava l’Egitto da Israele? Erano davvero così netti i confini tra i due mondi, tra la cultura egizia e quella ebraica? Nei Misteri ebraici ovvero la più antica massoneria religiosa, al racconto biblico – che contrappone schematicamente Egitto e Israele, paganesimo e vera religione, natura e trascendenza, ragione e rivelazione – Carl Leonhard Reinhold oppone l’idea della trasmissione interculturale di una saggezza originaria che ignora questi rigidi confini dogmatici. In particolare, Reinhold, filosofo, massone e Illuminato, si propone di dimostrare come Mosè fosse in realtà devoto al principio panteistico – e spinoziano – dell’Uno-Tutto, ovvero alla religione naturale che egli ricavò dalla frequentazione dei misteri egizi e che decise di porre al centro del monoteismo giudaico-cristiano. Mosè si vide cioè costretto a tradurre quella verità filosofica nella più accessibile immagine di una divinità tutelare antropomorfa, al fine di dare al suo popolo un’identità nazionale. Nato come contributo alle ricerche sul simbolismo massonico condotte al termine del Settecento dalla loggia viennese “Zur wahren Eintracht” (all’epoca frequentata anche da Mozart), qui tradotto per la prima volta in italiano e accompagnato da un’introduzione di Jan Assmann, il saggio di Reinhold rappresenta un documento chiave per comprendere cosa significhi per la cultura occidentale il recupero di una “memoria egizia”, inserendosi in una lunga tradizione intellettuale che va da Giuseppe Flavio a Maimonide, da John Spencer e William Warburton, e dimostrando fino a che punto la massoneria e le élite intellettuali settecentesche individuassero nel modello sacerdotale egizio un ideale e alternativo riferimento politico, religioso, artistico.
Marino Freschi