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domenica 29 gennaio 2012

Seimila piedi sopra gli uomini e il tempo: Nietzsche alla luce di Steiner


Tra i primi e più «penetranti» interpreti del pensiero di Nietzsche, e della sua inquieta quanto paradigmatica parabola umana, non bisognerebbe dimenticarsi, di includere il filosofo ungherese di origine austriaca Rudolf Steiner (1861-1925). La figura di Steiner,  fondatore dell’«Antroposofia» e fautore, a suo modo, di una complessa e articolata concezione esoterica del mondo di stampo rosicruciano, potrebbe apparire, a prima vista, quanto di più lontano dagli stereotipi «superomistici» e «paganeggianti» che si accompagnano inevitabilmente all’immagine di Nietzsche. «Sarebbe difficile — come è stato acutamente osservato a questo riguardo — trovare due pensatori che abbiano così poco in comune come Steiner e Nietzsche. Steiner era convinto dell’esistenza del mondo spirituale, che in qualche modo esiste parallelamente al mondo fisico; Nietzsche era invece convinto che l’unico mondo esistente è quello in cui viviamo […]»[1]. Ciononostante, come vedremo di seguito, i punti di contatto tra i due personaggi, per non parlare di una certa «affinità elettiva», a un approccio meno schematico, risultano tali da giustificare un accostamento, ferma restando, si intende, la pressoché totale divergenza dei rispettivi esiti speculativi e/o teoretici. 


Il 1889 è precisamente l’anno in cui Steiner si imbatte, per la prima volta, nelle opere di Nietzsche, dalle quali rimane come folgorato. Ne ammira lo «stile» e la sobrietà intellettuale; l’«ardimento» con cui si quegli si scaglia a colpi di martello contro i filistei di tutte le accademie; il «linguaggio», tanto affascinante quanto innovativo. Ma ciò che più lo colpisce, nel novello Zarathustra, è soprattutto «la possibilità di leggerne gli scritti senza mai urtare nella pretesa di voler fare del lettore un seguace»[2]. Merito della filosofia nietzscheana, gli occhi del giovane Steiner, è quello di suscitare nell’uomo il desiderio di «andare al di là di se stesso», di trascendersi. Da questo punto di vista, il sistematico capovolgimento di tutte le verità «oggettive» operato da Nietzsche (la cosidetta «transvalutazione di tutti i valori»), scaturisce in quest’ultimo dalla ferrea e imperiosa volontà di «auto-superarsi».
L’autore di Ecce Homo e dell’Anticristo è, insieme con Goethe, l’unico filosofo tedesco al quale Steiner abbia dedicato numerosi articoli e una vera e propria monografia, intitolata, non a caso, Friedrich Nietzsche. Un lottatore conto il suo tempo (1895)[3].  Il saggio in questione testimonia di un perfetto dominio della materia da parte dello Steiner, che — dal canto suo — mette qui soprattutto l’accento sulla personalità «ambivalente» di Nietzsche. Secondo lui, nelle «due anime» del filosofo, si avverte una tensione verso l’alto, un «impulso» — il più delle volte inespresso — a vibrare all’unisono con ciò che di «spirituale» balena e serpeggia dietro il sipario dell’«umano, troppo umano». In Zarathustra si consuma così il supremo paradosso di chi, pago di materialismo, anela a una diversa, più elevata dimensione dell’essere, la quale tuttavia gli si preclude in continuazione. Lo iato incolmabile tra impulso e realtà, tra spirito e materia, nel caso di Nietzsche, si traduce ben presto in un dramma dalle proporzioni cosmiche, universali. Da qui alla follia il passo è breve.
La pubblicazione — e il relativo successo — di Friedrich Nietzsche. Un lottatore conto il suo tempo, spalanca a Steiner le porte di numerosi circoli, specie weimariani, dove la «volontà di potenza» è ormai parola d’ordine. Nel frattempo, la sorella dello «sfortunato», Elisabeth Forster, si reca dal giovane e brillante studioso per chiedergli suggerimenti circa la possibilità di fondare una «Archivio Nietzsche», sulla falsariga di quello di Weimar, dove lo Steiner aveva lavorato anni prima, con impareggiabile acribia, alla edizione critica degli scritti scientifici di Goethe. 
Raimondo di Pennaforte


[1] Colin Wilson, Rudolf Steiner. La vita e la dottrina del fondatore dell’antroposofia, Milano 1985, p. 86.
[2] Rudolf Steiner, La mia vita, Milano 1961, p. 193.
[3] I ed. italiana: Carabba 1935. II ed. italiana, a cura di Piero Cammerinesi: Tilopa, Teramo-Roma, 1985.